8Albe Contemporary Art Overview by Dimora delle Balze

ALICE BUCKNELL
The Alluvials (final level playthrough), 10 min. 26 sec., 2024

YIN-JU CHEN
Sonic Driving: The Upper World, 2018-2021. HD video (still).

MARCUS COATES
The Last of Its Kind, 2017. 15’45’’, Video (still).
Courtesy of Marcus Coates and Kate MacGarry, London.

KYRIAKI GONI
The Mountain-Islands Shall Mourn Us Eternally (Data Garden Dolomites), 2022. Video (still).

CAMILLE HENROT
Grosse Fatigue, 2013 Video (color, sound) 13 min

KARRABING FILM COLLECTIVE
The Mermaids, Or Aiden in Wonderland, 2018. Video (still).

ASIM KHAN
Decomposition into Ghazal, 4 min. 00 sec., 2020

AILTON KRENAK & SELVAGEM
Ailton Krenak & Selvagem, The Serpent and the Canoe, 16 min. 18 sec., 2021

LINA LAPELYTE
In the Dark We Play, 2025 (still)

PETER NADIN, NATSUKO UCHINO, AIMÉE TOLEDANO
Natsuko Uchino, Portrait_HD, LouisCanadas

EVA PAPAMARGARITI
Coming soon

AGNIESZKA POLSKA
The Book of Flowers, HD video, 9 min. 30 sec., 2023. Courtesy Union Pacific, London.

REVITAL COHEN & TUUR VAN BALEN

Daughter of Dog, 2024. 4k video with sound, 18min (still).

CAULEEN SMITH
Songs for Earth and Folk, 11 min 00 sec., 2013

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Tramonti: cosmogonie e fine dei mondi​

A cura di Lucia Pietroiusti
Agosto 2025

La terza edizione si articola in quattro programmi, intitolati ‘Come Abbiamo Finito’, ‘Come Abbiamo Iniziato’, ‘Come Abbiamo Finito’ e di nuovo ‘Come Abbiamo Iniziato’. Le ripetizioni, così come la scelta di cominciare con la fine, sono tutte intenzionali nel contesto della proposta complessiva del festival. Esse parlano del processo metabolico di trasformazione e rinnovamento della Terra. Nel corso delle quattro proiezioni, i film osservano e comprendono un mondo come organizzazione di forme, vite, spazi e conoscenze – tutte emergenze che sono tuttavia sempre e necessariamente temporanee.

Impariamo della nascita e della caduta di magnifiche civiltà, o dei relitti dell’incursione coloniale; molto ci viene raccontato dal silenzio di quelle forme di sapere e di costruzione dei mondi che sono state cancellate dal tempo, dal potere o dalla catastrofe. Eppure, quando viviamo un mondo dall’interno, la sua fine può cadere al di fuori del dominio del pensabile. Può essere impossibile immaginare che il nostro mondo finisca del tutto.

Notiamo l’aporia che colpisce la comunità scientifica quando l’estinzione delle specie, o la trasformazione climatica, supera la lingua disponibile per descriverla, in altre parole, la realtà supera la sua impalcatura simbolica. Contemporaneamente, nell’arena politica, le cosiddette ‘guerre culturali’ sembrano manifestare lo sganciamento della semantica, delle definizioni e dei linguaggi dalle realtà politiche e dalle lotte della vita vissuta.

Cosa comporterebbe prendere una visione metabolica delle molteplici crisi di oggi, come sarebbe, come suonerebbe e come si sentirebbe? Una visione che consideri le finiture come un passo necessario in un ciclo più lungo di inizi e fini, tutti intrecciati, tutti sia costanti che in continua trasformazione? I film del collettivo Selvagem, guidati dall’attivista e filosofo indigena Ailton Krenak, offrono l’infrastruttura concettuale per questa domanda, dimostrando che le cosmologie indigene e le intuizioni delle tradizioni filosofiche e scientifiche occidentali condividono profonde verità sulla natura dell’essere.

Estratto dal testo a cura

di Lucia Pietroiusti

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